sabato, settembre 15, 2007

Un oscuro scrutare

Che spreco, pensò, per una casa davvero tanto bella. Quante cose si sarebbero potute fare con una casa come quella. Una donna, dei bambini, insomma una famiglia avrebbe potuto viverci. Per questo era stata progettata con tre camere da letto. Che spreco; che cazzo di spreco! […]
Pagò il tassista, tirò fuori le chiavi di casa ed entrò.
Immediatamente sentì che qualcosa lo stava scrutando: le olocamere. Non appena ebbe varcata la soglia. Solo… Nessun altro eccetto lui in casa. Falso! Lui e le olocamere, insidiose e invisibili, che lo guardavano e registravano. Qualsiasi cosa facesse. Qualsiasi suono emettesse. […]
Quello che dovrei fare, pensò, per tirarmi fuori da tutto questo, sarebbe di vendere la casa; del resto se ne cade a pezzi. Ma… io amo questa casa. Non se ne parla nemmeno!
E’ la mia casa.
Nessuno mi porterà fuori di qui.
Per qualsiasi ragione loro vorrebbero o vogliono farlo.
Supponendo, in tutto questo, che ci siano dei ‘loro’.
Potrebbero essere soltanto una mia immaginazione, questi ‘loro’ che mi stanno osservando. Paranoia. E se non fosse piuttosto un ‘esso’? L’’esso’ spersonalizzato.
Qualsiasi cosa sia ciò che mi sta osservando non è umano.
Non secondo i miei parametri, almeno. Non qualcosa che io possa riconoscere come tale.
Per quanto stupido possa apparire tutto ciò è spaventoso.
Mi si sta facendo qualcosa, ed è una cosa a farmelo, qui, nella mia casa Proprio davanti ai miei occhi.E proprio davanti agli occhi di qualcosa; sotto lo sguardo di una qualche cosa. Una cosa che, diversamente dalla piccola Donna dagli occhi scuri, non batte mai le palpebre.
Che cosa vede una camera? Si chiese. Voglio dire, che cosa vede per davvero? E fin dove? Anche dentro la testa? Anche giù dentro il cuore? Può una passiva telecamera a luci infrarosse, come quelle in uso un tempo, o un’olocamera tridimensionale, del tipo che si usa oggi, l’ultimo tipo, vedere fin dentro di me, fin dentro di noi, in modo chiaro? O in modo confuso, oscuro? Io spero possa, pensò, vedere con chiarezza, perché io non riesco a vedermi dentro oramai. Io vedo solo tenebre. Tenebre tutt’intorno; tenebre dentro. Spero, per il bene di ciascuno, che le olocamere facciano meglio. Perché, pensò, se all’olocamera è dato solo un oscuro vedere, nel modo in cui a me è dato, allora nostra è la maledizione, e ancora siamo maledetti, come lo siamo sempre stati, e così saremo tutti spinti verso la morte conoscendo poco o nulla, e quel poco, e quel nulla, conoscendolo male.
Dalla piccola libreria del soggiorno trasse un volume a caso; venne fuori, scoprì Il libro illustrato del sesso. Lo aprì a una pagina qualsiasi e gli capitò quella che mostrava un uomo che mordicchiava felice la tetta destra d’una pollastrella, ripresa in atteggiamento sospiroso; poi, come se stesse leggendo a se stesso dal libro, scandì a voce alta, col tono di chi cita qualche grande testa d’uovo di filosofo antico:
- Ogni singolo uomo vede soltanto una piccola porzione della verità complessiva; e molto spesso, in realtà quasi…

Weh! Steck’ ich in dem Kerker noch?
Verfluchtes dumpfes Mauerloch,
Wo selbst das liebe Himmelslicht
Trűb durch gemalte Scheiben bricht!

Beschränkt mit diesem Bűcherhauf,
Den Wűrme nagen, Staub bedeckt,
Den bi sans hohe.
*

…sempre, egli deliberatamente s’inganna anche su questo piccolo prezioso frammento. Una parte di se stesso gli si rivolta contro e prende ad agire come se fosse un’altra persona, distruggendolo dall’interno. Un uomo all’interno di un altro uomo. Il che vuol dire nessun uomo del tutto. –
Annuendo, come se fosse rimasto commosso dalla saggezza di quelle parole che non erano nemmeno scritte sulla pagina, chiuse il grosso volume rilegato in rosso, con stampato in caratteri dorati il titolo Il libro illustrato del sesso, e lo rimise sullo scaffale. Spero che le olocamere non facciano una zoomata sulla copertina di questo libro, pensò, e mi mandino all’aria la beffa.

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*Ahi, ancora nel carcere mi trovo?/ cupo, maledetto buco, / dove anche l’amata luce del cielo / torbida rompe tra lastre dipinte! / Costretto da questa massa di libri / che i vermi rodono, la polvere ricopre / fino alla cima.


[Brano tratto da "A scanner darkly" (un oscuro scrutare, scrutare nel buio) Philip K. Dick]

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"Non ci resta che sviluppare la capacità, come il dio romano Giano bifronte, di guardare allo stesso tempo dentro e fuori, avanti e dietro, all'esterno e al mondo interno, senza dimenticare le reciproche influenze. Ogni scoperta è un frammento di verità, ognuna diversa, ma tutte attengono alla stessa realtà che muta al viariare del tempo e delle nostre sicurezze"...dal libro il cavallo di Ulisse...che mi sta perseguitando in questi giorni prima dell'esame...bacetto:)

Anonimo ha detto...

"ho visto crescere la morte"...
Aurora