domenica, ottobre 28, 2007

L'articolo 7 della Levi-Prodi

L'arzillo vecchietto Levi non molla. Ha infatti modificato l'articolo 7 della Levi-Prodi con un comma aggiuntivo invece di cancellare l'articolo. Ecco il comma:
"Sono esclusi dall'obbligo di iscrizione al Roc i soggetti che accedono ad internet o operano su internet in forme o con prodotti, come i siti personali o ad uso collettivo che non costituiscono un'organizzazione imprenditoriale del lavoro".
Cosa si intende per organizzazione imprenditoriale del lavoro? Chi propone pubblicità dal suo sito, come ad esempio Google AdSense, ricade in questo caso? Chi vende un prodotto on line è un imprenditore del lavoro?
Levi cancella questo c...o di articolo 7 e non se ne parli più. Basta con le prese per il culo.
Il mondo ride di noi. Il Times in un articolo dal titolo: "Assalto geriatrico ai bloggers italiani" ci definisce come: "una nazione di legislatori ottuagenari eletti da settantenni, i pensionati".
No all'articolo 7, libertà per la Rete. Non molliamo!

[Tratto dal blog di Beppe Grillo]

Firma la petizione contro il DDL Levi-Prodi

giovedì, ottobre 25, 2007

Dafank goes to Springfield








































lunedì, ottobre 22, 2007

Ddl editoria, Gentiloni ammette "Un errore la registrazione dei siti"

Il ministro delle Comunicazioni riconosce sul suo blog che la norma va cambiata"L'allarme è giustificato. Avrei dovuto controllare il testo parola per parola"

ROMA - "Un errore da correggere". Con queste parole Paolo Gentiloni, ministro delle Comunicazioni, ammette sul suo blog che è giustificato l'allarme suscitato dalla norma sulla registrazione dei siti internet inserita nel disegno di legge di riforma dell'editoria proposto da palazzo Chigi. Una presa di posizione che segue le assicurazioni date ieri dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Ricardo Levi sul fatto che l'esecutivo non intende in alcun modo censurare internet.
"L'allarme lanciato da Beppe Grillo e ripreso da molti commenti al mio blog è giustificato", scrive Gentiloni, aggiungendo che la correzione è necessaria perché la norma in questione "non è chiara e lascia spazio a interpretazioni assurde e restrittive".
Il ministro riconosce poi, come ha fatto anche il titolare delle Infrastrutture Antonio Di Pietro nel suo blog, la propria fetta di responsabilità nell'accaduto "per non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che alla fine è stato sottoposto al Consiglio dei Ministri". Il disegno di legge è stato approvato la settimana scorsa dal governo e già nei prossimi giorni dovrebbe essere preso in esame alla Camera.
"Pensavo - prosegue Gentiloni - che la nuova legge sull'editoria confermasse semplicemente le norme esistenti, che da sei anni prevedono sì una registrazione ma soltanto per un ristretto numero di testate giornalistiche on line, caratterizzate da periodicità, per avere accesso ai contributi della legge sull'editoria".
Per il ministro delle Comunicazioni, dunque, "va bene applicare anche ai giornali on line le norme in vigore per i giornali, ma sarebbe un grave errore estenderle a siti e blog. Ho sempre sostenuto questa tesi, sia in Parlamento che nei dibattiti pubblici, anche martedì scorso, rispondendo a una domanda del verde Fiorello Cortiana (in occasione del Festival Eurovisioni di Roma, ndr). Il testo, invece, è troppo vago sul punto e autorizza interpretazioni estensive che alla fine potrebbero limitare l'attività di molti siti e blog". In definitiva, "meglio, molto meglio lasciare le regole attuali che in fondo su questo punto hanno funzionato. Riconosciuto l'errore, si tratta ora di correggerlo. E sono convinto che sarà lo stesso sottosegretario alla Presidenza Levi a volerlo fare".

[La Repubblica.it, 20 ottobre 2007]

sabato, ottobre 20, 2007

La legge Levi-Prodi e la fine della Rete

Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo.
La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.
I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video.
L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete.
Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?
La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile.
Il 99% chiuderebbe.
Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura.
Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà il blog di Beppe Grillo risponde da perfetto paraculo prodiano: “Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere”.
Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei ministri, i responsabili.
Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia.

[Tratto dal blog di Beppe Grillo]

mercoledì, ottobre 17, 2007

Philip K. Dick: Genio e Follia.


«La realtà è quella cosa che quando smetti di crederci non svanisce. »
[Philip Kindred Dick - 16 Dicembre 1928 / 2 Febbraio 1982]



Attualmente sono due i film che prendono spunto da i racconti del visionario scrittore di fantascienza Philip Kindred Dick, il padre di romanzi come Ma gli androidi sognano le pecore elettriche (più noto come blade runner o cacciatore di androidi), L’uomo nell’alto castello (the man in the high Castle, noto anche come La svastica sul sole), un oscuro scrutare (a scanner darkly) e altri capolavori.
Il primo è Next, tratto dal racconto The golden man interpretato da Nicolas Cage e Jessica Biel e diretto da John Woo.

Il secondo (come afferma Fanucci nell’intervista che potete ascoltare ciccando sul link riportato sotto questo articolo), sarà un famoso quanto misterioso regista a firmarlo, che ha acquistato i diritti del romanzo di fantascienza Ubik per farne una trasposizione cinematografica.

Due sono anche le biografie: Quella di Bill Pullman, che interpreterà una pellicola sull’autore, e più precisamente un film che racconterà quello che passava dalla sua fervida e visionaria mente, in bilico tra genio e follia, droga e dissociazione, quando Dick era ancora in vita.

E quella di Paul Giamatti, che produrrà e interpreterà il film con la sua nuova casa di produzione Touchy Feely in collaborazione con la fondazione Philip K. Dick Estate (attraverso la casa di produzione interna Electric Sheep), con uno sviluppo più classico rispetto al film interpretato da Pullman.

Nonostante Dick sia stato definito autore di romanzi fantascientifici, questa definizione va a lui stretta. Egli infatti usa il futuro, la tecnologia, e tutti quegli artefici appartenenti a tal genere per indagare nel profondo dell’essere umano, della teologia, della metafisica, della politica e la psiche.

Le domande che spesso ricorrono nei suoi scritti sono: Cosa è umano? Cosa è reale?

E sempre scopriamo che niente è reale, che non esiste una realtà, ma un multiverso di infinite realtà ognuna vera quanto l’altra dove l’umanità non si trova mai dove ci si aspetta, ma sempre dove in teoria non dovrebbe trovarsi. L’uomo descritto da Dick è in eterna contraddizione e lotta con se stesso, l’antieroe per antonomasia (con qualche rara situazionale eccezione), mai completamente buono, né totalmente malvagio, che spesso si muove lungo il confine sottile tra normalità e follia.

L’uomo protagonista dei racconti di Philip K. Dick si muove in un mondo negativo, in un futuro spesso distopico, che si sfalda sotto gli occhi dello sbalordito lettore, oltre che a quelli del protagonista che vive in prima persona questa apocalittica entropia che si muove dal suo interno per avvolgere tutto ciò che gli sta attorno.

Il cinema, invece, tende alla spettacolarizzazione delle immagini in stile holliwoodiano (come nel pessimo Paychek interpretato da Ben Affleck e Uma Thurman tratto da I labirinti della memoria o dal brutto Minority report di Spielberg), facendo delle peripezie dei protagonisti e degli effetti speciali la colonna portante del film, a scapito dello spessore dei personaggi, alle prese con il loro mondo interiore e delle tematiche tanto care al nostro Dick.

Due sono le eccezioni che mi sento di fare: Il bellissimo Blade runner di Ridley Scott, tratto da Ma gli androidi sognano le pecore elettriche?, che nonostante le sostanziali differenze della sceneggiatura rispetto alla trama del romanzo, riesce a mantenere le atmosfere e il significato dell'opera originale.

Seconda eccezione va fatta per il fedelissimo A scanner Darkly (Un oscuro scrutare, tratto dal romanzo omonimo) di Richard Linklater con Keanu Reeves, Winona Rider e Robert Downey Jr. girato e poi rielaborato con la tecnica Rotoscope.

Nell’attesa che gli ultimi riadattamenti cinematografici escano nelle sale, possiamo leggere la maggior parte delle opere che la casa editrice Fanucci ha ristampato per il venticinquesimo anniversario dalla morte del famoso scrittore.



Ascolta la puntata di “La storia in giallo” dedicata a Philip K. Dick andata in onda su radio 3 il 13.10.2007



«Quel che mi importa è scrivere, l'atto di produzione del romanzo, perchè mentre lo sto compiendo, in quel momento particolare, vivo davvero nel mondo di cui sto scrivendo. Diventa assolutamente reale, per me. Poi, quando ho finito e devo fermarmi, ritirarmi da quel mondo per sempre, sto malissimo.»
(Philip K. Dick)

Bibliografia http://www.geocities.com/fictionpub/autori/dickbib.htm
Sito ufficiale http://www.philipkdick.com/
Fan site http://www.pkdickbooks.com/

martedì, ottobre 16, 2007

Psicologia: le regole per gestire i diverbi


Meglio «aiutare» l’interlocutore nervoso

Un esperto di comunicazione illustra le sette regole per uscire indenni da un diverbio, evitando di trascendere in lite

WASHINGTON - Il vostro prossimo è nervoso? Colleghi, amici, conviventi, vigili urbani e parenti possono guastare le giornate anche del buon Samaritano, per questo secondo Sartre “l’inferno è l’altro” (inteso appunto come il prossimo), per uscire vivi e possibilmente senza troppi danni da una conversazione che si fa troppo accesa, un guru della comunicazione ha stilato i suoi personali comandamenti.

Si tratta di Stephen J. Hopson, già broker a Wall Street che dall’anno scorso si è trasformato in un motivational speaker, una sorta di motivatore della comunicazione interpersonale. In base alla sua inveterata esperienza a trattare soprattutto con gli uomini d’affari incravattati e, spesso, sull’orlo di una crisi di nervi, Hopson propone sette semplici regole cui attenersi in caso di imminente litigio.

LE 7 REGOLE:

1. Restate calmi: regola d’oro in quasi tutte le situazioni, secondo Hopson quando il diverbio è in atto meglio tacere e lasciare sfogare l’arrabbiato.

2. Lasciate che l’altro conduca la conversazione: premessa al primo punto, se l’altro gestisce la conversazione sarà più facile tacere durante lo sfogo. Nella maggior parte dei casi l’interlocutore disputante ha solo voglia di sfogarsi un po’ e di essere ascoltato.

3. Tenete in considerazione il punto di vista altrui: altrimenti state parlando da soli.

4. Riconoscete le ragioni dell’interlocutore: altrimenti state di nuovo parlando da soli, oppure siete passati dalla parte dell’interlocutore arrabbiato. Hopson consiglia la seguente formula per dichiarare all’altro la vostra attenzione: «Sì, sì, capisco quello che intendi».

5. Se gli insulti sono sulla punta della lingua, andatevene: quando butta proprio male, fate presente che l’ira è cattiva consigliera e cambiate momentaneamente aria.

6. Se siete in errore ammettetelo: facile a dirsi, quando accade l’interlocutore probabilmente vi amerà per il resto della vita.

7. Usate l’immaginazione: se proprio non potete calmare, blandire, coccolare e scappare, usate l’immaginazione e trasformate il tiranno che vi sta innanzi in un orco buono, in un personaggio delle favole, con una psicologia semplice e burbera. Sarà più facile tollerare l’attacco e uscirne indenni.
Chissà cosa ne penserebbe Sartre.

Gabriele De Palma
28 settembre 2007

[Tratto dal Corriere.it]


giovedì, ottobre 11, 2007

IAT (Implicit Association Test) e Autostima

Che cosa è lo IAT? L’Implicit Association Test (IAT) è uno strumento che è stato sviluppato da Tony Greenwald e dai suoi collaboratori (Greenwald, McGhee e Schwartz, 1998) per studiare la forza dei legami associativi tra concetti rappresentati in memoria.
Per esempio, lo IAT può essere efficacemente utilizzato per rispondere alla domanda: il concetto di sé (ossia la rappresentazione che le persone hanno di se stesse) è associato maggiormente al concetto di ‘positività’ o a quello di ‘negatività’?
Questo strumento ha avuto ed ha un successo enorme nella ricerca psicologica. E’ importante evidenziare che non si tratta di un singolo test standardizzato, ma di unformato procedurale’ (Lane, Banaji, Nosek e Greenwald, 2007). In altre parole lo IAT è una procedura, utilizzabile per indagare diversi tipi di concetti psicologici. Sebbene le applicazioni iniziali di questo strumento riguardassero soprattutto l’indagine del pregiudizio, il suo uso è stato esteso successivamente anche all’indagine degli stereotipi, dell’identificazione sociale, degli atteggiamenti verso il cibo e esistono applicazioni nell’ambito clinico, per esempio nello studio delle fobie.
E' possibile eseguire il test dal sito-Laboratorio web di Cognizione sociale gestito da Cristina Zogmaister dell'Università di Padova.
Le informazioni raccolte verranno trattate in maniera anonima per scopi di ricerca e non verranno mai divulgate in nessun modo.

Clicca qui per ulteriori informazioni sullo IAT.
Clicca qui per svolgere il test. (per il test è necessario scaricare il plug-in del software inquisit dal link presente nella pagina sia per firefox che per Explorer)



martedì, ottobre 02, 2007

Blow up the outside world - Soundgarden



Nothing seems to kill me no matter how hard I try
Nothing is closing my eyes
Nothing can beat me down for your pain or delight
And nothing seems to break me
No matter how hard I fall nothing can break me at all
Not one for giving up though not invincible I know

Ive givin everything I need
Id give you everything I own
Id give in if it could at least be ours alone
Ive given everything I could
To blow it to hell and gone
Burrow down in and
Blow up the outside world

Someone tried to tell me something
Dont let the world get you down
Nothing will do me in before I do myself
So save it for your own and the ones you can help

Want to make it understood
Wanting though I never would
Trying though I know its wrong
Blowing it to hell and gone
Wishing though I never could
Blow up the outside world