mercoledì, ottobre 17, 2007

Philip K. Dick: Genio e Follia.


«La realtà è quella cosa che quando smetti di crederci non svanisce. »
[Philip Kindred Dick - 16 Dicembre 1928 / 2 Febbraio 1982]



Attualmente sono due i film che prendono spunto da i racconti del visionario scrittore di fantascienza Philip Kindred Dick, il padre di romanzi come Ma gli androidi sognano le pecore elettriche (più noto come blade runner o cacciatore di androidi), L’uomo nell’alto castello (the man in the high Castle, noto anche come La svastica sul sole), un oscuro scrutare (a scanner darkly) e altri capolavori.
Il primo è Next, tratto dal racconto The golden man interpretato da Nicolas Cage e Jessica Biel e diretto da John Woo.

Il secondo (come afferma Fanucci nell’intervista che potete ascoltare ciccando sul link riportato sotto questo articolo), sarà un famoso quanto misterioso regista a firmarlo, che ha acquistato i diritti del romanzo di fantascienza Ubik per farne una trasposizione cinematografica.

Due sono anche le biografie: Quella di Bill Pullman, che interpreterà una pellicola sull’autore, e più precisamente un film che racconterà quello che passava dalla sua fervida e visionaria mente, in bilico tra genio e follia, droga e dissociazione, quando Dick era ancora in vita.

E quella di Paul Giamatti, che produrrà e interpreterà il film con la sua nuova casa di produzione Touchy Feely in collaborazione con la fondazione Philip K. Dick Estate (attraverso la casa di produzione interna Electric Sheep), con uno sviluppo più classico rispetto al film interpretato da Pullman.

Nonostante Dick sia stato definito autore di romanzi fantascientifici, questa definizione va a lui stretta. Egli infatti usa il futuro, la tecnologia, e tutti quegli artefici appartenenti a tal genere per indagare nel profondo dell’essere umano, della teologia, della metafisica, della politica e la psiche.

Le domande che spesso ricorrono nei suoi scritti sono: Cosa è umano? Cosa è reale?

E sempre scopriamo che niente è reale, che non esiste una realtà, ma un multiverso di infinite realtà ognuna vera quanto l’altra dove l’umanità non si trova mai dove ci si aspetta, ma sempre dove in teoria non dovrebbe trovarsi. L’uomo descritto da Dick è in eterna contraddizione e lotta con se stesso, l’antieroe per antonomasia (con qualche rara situazionale eccezione), mai completamente buono, né totalmente malvagio, che spesso si muove lungo il confine sottile tra normalità e follia.

L’uomo protagonista dei racconti di Philip K. Dick si muove in un mondo negativo, in un futuro spesso distopico, che si sfalda sotto gli occhi dello sbalordito lettore, oltre che a quelli del protagonista che vive in prima persona questa apocalittica entropia che si muove dal suo interno per avvolgere tutto ciò che gli sta attorno.

Il cinema, invece, tende alla spettacolarizzazione delle immagini in stile holliwoodiano (come nel pessimo Paychek interpretato da Ben Affleck e Uma Thurman tratto da I labirinti della memoria o dal brutto Minority report di Spielberg), facendo delle peripezie dei protagonisti e degli effetti speciali la colonna portante del film, a scapito dello spessore dei personaggi, alle prese con il loro mondo interiore e delle tematiche tanto care al nostro Dick.

Due sono le eccezioni che mi sento di fare: Il bellissimo Blade runner di Ridley Scott, tratto da Ma gli androidi sognano le pecore elettriche?, che nonostante le sostanziali differenze della sceneggiatura rispetto alla trama del romanzo, riesce a mantenere le atmosfere e il significato dell'opera originale.

Seconda eccezione va fatta per il fedelissimo A scanner Darkly (Un oscuro scrutare, tratto dal romanzo omonimo) di Richard Linklater con Keanu Reeves, Winona Rider e Robert Downey Jr. girato e poi rielaborato con la tecnica Rotoscope.

Nell’attesa che gli ultimi riadattamenti cinematografici escano nelle sale, possiamo leggere la maggior parte delle opere che la casa editrice Fanucci ha ristampato per il venticinquesimo anniversario dalla morte del famoso scrittore.



Ascolta la puntata di “La storia in giallo” dedicata a Philip K. Dick andata in onda su radio 3 il 13.10.2007



«Quel che mi importa è scrivere, l'atto di produzione del romanzo, perchè mentre lo sto compiendo, in quel momento particolare, vivo davvero nel mondo di cui sto scrivendo. Diventa assolutamente reale, per me. Poi, quando ho finito e devo fermarmi, ritirarmi da quel mondo per sempre, sto malissimo.»
(Philip K. Dick)

Bibliografia http://www.geocities.com/fictionpub/autori/dickbib.htm
Sito ufficiale http://www.philipkdick.com/
Fan site http://www.pkdickbooks.com/

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