mercoledì, settembre 20, 2006

L'attitudine del cervelletto nel percepire le stranezze

Un team italiano di ricercatori: è quella la parte che opera una chiara distinzione tra stimoli conosciuti e quelli insoliti

ROMA- Perché se viviamo vicino alla ferrovia non ci accorgiamo più del treno che passa, ma piuttosto di quella odiosa goccia che proviene dal rubinetto e non ci fa prendere sonno? E perché se qualcuno ci tocca mentre siamo concentrati facciamo un balzo? E' il nostro cervelletto ad accorgersi di stranezze, rumori insoliti che ci distraggono, ci disturbano o ci stimolano. Lo ha scoperto un team di scienziati dell'Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), della Fondazione Santa Lucia di Roma.
Il cervelletto, l'organo che si trova nel cervello e che tra l'altro controlla la precisione dei nostri movimenti, opera una vera e propria distinzione tra gli stimoli a cui siamo abituati ogni giorno - per esempio il rumore quotidiano del traffico della nostra città - e uno stimolo insolito, magari uno scoppio improvviso.
Lo studio, che è appena stato pubblicato sulla rivista online Brain, ha impegnato i ricercatori italiani per due anni. Gli scienziati, che hanno collaborato con l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e l'IRCCS Medea di Udine, hanno studiato alcuni pazienti che avevano riportato lesioni a un solo lato del cervelletto.
"La capacità di riconoscere gli stimoli abituali dai nuovi rappresenta una funzione fondamentale del sistema nervoso e coinvolge oltre ai comportamenti quotidiani anche quelli sociali ed affettivi", spiegano gli autori dello studio. "Basti pensare che se siamo rilassati in una campagna, ascoltando il cinguettio degli uccelli, il transito inatteso di un treno ci fa trasalire, ma se viviamo in prossimità di una ferrovia non ci accorgiamo neanche più del passare dei convogli", ma magari è un altro rumore insolito a disturbare il nostro riposo. "Allo stesso modo- continuano gli studiosi- se siamo concentrati in un attività e veniamo toccati su una spalla possiamo sobbalzare; invece contatti più intensi, come quelli fra persone che viaggiano pigiate in uno stesso scompartimento, possono essere percepiti tanto attutiti da non farci interrompere la lettura o il sonno". E concludono: "A livello intuitivo siamo capaci con un solo sguardo di renderci conto che nel nostro solito gruppo di amici qualcosa non va".
Una scoperta, quindi, che ci racconta qualcosa in più su quali sono le fonti della nostra "sensibilità". Ma che, dal punto di vista strettamente scientifico e terapeutico, può aprire la strada a possibili cure per il trattamento dell'atassia, cioè la perdita della coordinazione muscolare, dell'autismo e dela schizofrenia.

(La Repubblica, 19 settembre 2006)

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